mercoledì 20 marzo 2013

Obbligo o verità?



Ero un po’ indecisa se scrivere o meno questo post, ma mi sono detta che ciò che porta ad una riflessione vale la pena di lasciare traccia di sé e stasera sgorbio, il maggiore dei miei due figli, mi ha spinto a farne una, innescando, così, una reazione a catena.
Mentre lo asciugavo dopo il bagnetto, scherzavo con lui sulla sua altezza. “Quanto sei alto!”, gli ho detto. “Fra poco diventerai più alto di me”.
“Anche più di papà?”, mi ha domandato.
“Certo. Toccherai il soffitto”, gli ho risposto.
Lui mi ha guardato con due occhi così, grandi e pieni di speranza. Ma, poi, s’è rabbuiato e mi ha confidato che no, non vuole diventare tanto alto, perché se sei alto significa anche che sei tanto vecchio.
“E allora, non vuoi crescere?” gli ho chiesto.
“No, perché se sei vecchio poi dopo muori e non ci sei più”.
In due secondi, quella che era una conversazione scherzosa è diventato un dilemma esistenziale. Lo leggevo nei suoi occhi, nel modo in cui continuava a guardarmi per trovare in me una smentita clamorosa alle sue supposizioni.
Sono sempre stata molto chiara con i miei figli. Non ho mai mentito loro, non ho mai promesso qualcosa col solo scopo di rabbonirli o corromperli, ho sempre e solo detto la verità. Certo, in una forma non brutale, adeguando le parole alle intenzioni e alle situazioni, ma non ho mai creduto che, in quanto miniature, non avessero il diritto di essere trattati come persone dotate di propria volontà e di intelligenza. Perfino quando scalpitano ed urlano sul pavimento e vorrei tanto torcere loro il collo, così come immagino voglia fare la vicina del piano sotto al nostro, perfino in quei casi ho sempre pensato che alzare la voce per farmi ascoltare non porterebbe a nulla, se non a temermi e ad allontanarli.
Oh, ci sono eccome le volte in cui l’aria democratica che si respira in casa diventa solo un ricordo lontano e mi trasformo nel peggiore dei tiranni, ma per lo più sono della scuola “parlare fino a schiumare ai lati della bocca”.
Quando sgorbio mi ha esposto le sue considerazioni in merito alla vecchiaia ho fatto un vertiginoso tuffo nel mio passato. Avrei potuto liquidare la questione come tante volte è stato fatto con me, che con la morte ho avuto a che fare molto presto nella mia vita. “Sei piccola. Di queste cose non devi preoccuparti”. Oppure, un altro must “Quando non ci saremo più qui, saremo in cielo”, come se un bambino che sta appena iniziando ad orientarsi nel mondo dovesse trovare naturale pensare che nel futuro potrebbe vedersi spuntare un paio d’ali dietro la schiena, sovvertendo tutte le più elementari leggi della fisica di cui avrà faticato tanto ad appropriarsi e che, se gli andrà bene come la madre, come esame ripeterà almeno tre volte all’università prima di strappare un 30 grondante, letteralmente, sangue e sudore.
Ebbene, ho pensato al fascino ammaliante posseduto dalle verità abbellite ad uso e consumo degli adulti più pigri - o, forse, più imbarazzati da quelle domande che, di sicuro, in quanto a difficoltà battono quasi tutte quelle che mi sono state poste finora - e, lo ammetto, mi sono fatta tentare per un istante. Ma poi, mi sono vista bambina com’è mio figlio ora, stessa età, stessi occhi, e le parole di una compagna di scuola di prima elementare mi sono rimbombate nella testa. “A me non m’importa niente che ti è morto il padre”, scoprendo così che non erano viaggi lontani, né le famose ali magiche ad impedirmi di vedere mio padre, ma solo una cosa sconosciuta, molto meno avventurosa o poetica, che si chiamava morte e che, come capii più tardi, nelle intenzioni della maestra che aveva istruito tutti i miei compagni di classe eccetto la sottoscritta, avrebbe dovuto farmi ottenere un trattamento privilegiato da parte degli altri alunni, scatenando invece incomprensione ed ostilità.
E come può capitare solo ad una madre, il cervello ha pensato tutte queste cose in meno di due secondi per scovare la risposta non esatta, ma soltanto quella più onesta, quella che tutti meriterebbero.
In conclusione, cosa ho risposto a mio figlio?
Che la morte può far paura e che non sarà una cosa bella, ma è naturale. Come la vita. E che deve ricordare sempre le mie parole, anche se adesso gli possono sembrare strane: più della morte, è dell’assenza di vita che deve spaventarsi.
Immagino che mi sia andata di lusso, specie se penso che sto ancora cercando la risposta ad un'altra domanda che mi è stata posta, sempre da sgorbio: come fa Gesù ad aiutarci se è "incrociato"? Non sarà meglio chiedere alla sua mamma?
Si accettano suggerimenti.


6 commenti:

  1. Sembra quasi un gioco questa domanda, ma purtroppo non è così. alle mie bambine ho quasi sempre cercato di dire la verità o quanto meno una bugia buona che si avvicina molto a quanto di vero c'è. sono dell'idea che pur essendo piccoli riescono a capire quanto gli diciamo e purtroppo nella loro testa riescono a capire meglio di noi adulti. non so l'età dei tuoi figli, le mie hanno 6 e 10 anni, molto spesso parlo loro come se fossero delle trentenni e credo di sbagliare, ma sono anche convinta che il dialogo sincero non possa che fare bene. ti racconto due episodi che sono successi negli ultimi giorni. venerdi scorso è venuta a mancare la mamma di una compagna di scuola delle mie figlie, 37 anni lascia oltre un marito, due bambine di 8 e 10 anni. la scuola ha sensibilizzato tutti gli alunni in merito alla questione. il pomeriggio, la mia picccola mi ha detto : mami sei una bugiarda, non si dicono le bugie. hai sempre detto che le mamme non muoiono mai perchè sono invincibili ....
    Ora cosa rispondo ? e qui incorre l'obbligo, speghiare che nonostante tutto non siamo invincibili.
    Poi invece c'è la bugia, quella che racconti quando ascoltano una telefonata che ti dice che una bambina di neanche quattro anni è morta dopo 15 giorni di agonia per un virus (ancora non si è capito quale) gli ha lesionato in maniera irreversibile, cuore polmoni etc... e quindi dici avete capito male non è una bambina è una persona adulta ....
    E' difficile fare i genitori cercare di trovare un giusto equilibrio su ogni cosa, ma c'è anche da dire che poi basta un sorriso di tuo figlio o un ti voglio un mare di bene che passa tutto.
    Non volevo tediarti la giornata, perdonami ma alle volte è più facile parlare con degli sconosciuti piuttosto che sfogarti con un compagno, un'amica ...
    Comunque le giornate si possono anche aggiustare, ha appena ricevuto un messaggio che mi annuncia la nascita di una bellissima bambina ! Non tutto va male.
    Buona giornata a tutti

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    1. Ti capisco perfettamente. Nel mio caso ho detto che mi è andata di lusso e, dopo questo tuo commento, lo credo ancora di più. I miei sgorbi sono ancora piccoli, hanno sei e tre anni, dunque siamo decisamente agli albori delle famose domande imbarazzanti. Tuttavia, nei due casi che ti sono capitati è chiaro che non è possibile essere onesti completamente senza rischiare di traumatizzare il bambino. Ci sono cose terribili che gli adulti per primi non comprendono, e pretendere che riescano a farlo i più piccoli non è più il nobile tentativo di trattarli con rispetto, ma solo con crudeltà: semplicemente esistono realtà che ci si augura sempre sfiorino le vite dei nostri figli il più tardi possibile. Ciò che mi chiedo è: possiamo noi genitori riuscire a preparali?

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  2. Ciao.Una semplice domanda del tuo bambino si trasforma in una bella riflessione.
    Non ho bambini, quindi non avrei la minima idea di cosa in mio spirito materno mi porterebbe a a rispondere.
    Io faccio parte dei figli cresciuti con l'idea che si vada in cielo dopo la morte. Ma non riuscivo a capire come tutti i morti potessero starci su quelle poche nuvole...lasciamo perdere. Oppure alla classica domanda:come si fanno i bambini? Risposta Quando un'uomo e una donna si amano e si baciano. Ergo.pensavo che il bambino passasse da bocca a bocca...anche qui sorvoliamo!
    Da bambina non facevo molte domande, ma quelle poche a volte trovavano risposte altre no. Fare i genitori è il mestiere più difficile del mondo e i miei sono fantastici. Vorrei essere stata più curiosa da piccola, come il tuo!Come si fa a rispondere all'ultima domanda? (mi dispiace, sero idee)
    I tuoi sgorbi ti hanno già chiesto come nascono i bambini?

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    1. Ah, ma nemmeno io mi ponevo poi tutte queste domande quando ero ancora l'unica proprietaria della mia vita! E credo che, in fondo, molte risposte "comode" a domande "scomode" le abbia prese per buone per convenienza: nemmeno a me faceva piacere l'idea di spazzare ogni barlume di magia dalla mia vita. E sì, quello del genitore è il mestiere più difficile senza ombra di dubbio. Intanto preparo una risposta soddisfacente che non preveda cavoli e cicogne per quando gli sgorbi avanzeranno anche la curiosità sul quesito "modalità di nascita".
      Sempre che non li mandi da marito, probabilmente il più coinciso tra noi XD

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  3. Tesoro, non leggevo il tuo blog da un pezzo e me ne sono pentita amaramente dopo aver scovato questo post.
    Che dire di sgorbio, se non che è degno figlio di sua madre? Non credo di aver mai posto una domanda simile ai miei ( a mia madre non avrei chiesto nemmeno le più elementari cose, come immaginerai) e il fatto che un bambino di sei anni abbia già questa sensibilità nel pensare alla morte, alla paura di crescere, mi sorprende tanto. Deve aver preso da te la capacità di analizzare il mondo con uno sguardo così maturo per la sua età.
    La tua risposta è stata bellissima, avrei seriamente dovuto "riprenderti" se gli avessi detto qualcosa come "ma no, non devi pensare alla morte tu che sei un bambino e hai tante avventure da vivere" o "tanto poi c'è il paradiso e là si ritrovano tutti", perché sgorbio ha c'entrato il punto fondamentale della morte: non ci sei più. Sparisci da questo mondo, dalle persone che ami e che ti amano, da quelle che avrebbero potuto farlo e con il tempo, il tuo ricordo si fa sempre più indistinto, lontano. Penso che lui abbia paura di perdere i suoi affetti, come tutti quelli che pensano seriamente alla morte, del resto.
    Perché se poi non esiste il paradiso o una vita dopo la morte, allora sei cancellato per sempre. Sei solo e questo colpisce molto un bambino.
    Sono molto felice che parli con i tuoi figli in modo onesto e chiaro, senza giri di parole o promesse illusorie che non faranno altro che confonderli crescendo.
    Io sono cresciuta con la testa fra le nuvole, perché ero una bambina ed avevo il diritto di sognare ad occhi aperti, ma al tempo stesso con una dura realtà in casa, con una madre incapace di amarmi e un papà che lavorava tutto il giorno ed era sempre stanco e stressato. (Temo anche per la moglie stronza, purtroppo ;P)
    Mi ricordo una tristezza di fondo della mia infanzia, una malinconia strana e mio padre, quando mi racconta di quando io e mio fratello eravamo piccoli, mi dice sempre che sorridevo poco, già da neonata, che li fissavo seria e niente mi strappava una risatina.
    Non voglio dire che debba ammorbare sgorbio e sgorbietto con concetti drammatici, ma che, come persone, abbiano il diritto di sentirsi dire la verità, seppur rimaneggiata per la loro giovane età.
    Ma da questo piccolo aneddoto, vedo che stai facendo moooolto bene.

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    1. Camilla carissima!
      Da tempo non leggevi il mio blog perché latito da mesi (e non per tua incuria), ma ho in mente di rimediare e di essere molto più costante. Non è sempre facile: spesso mi chiedo quanto possa interessare un aneddoto della mia vita personale. Sai che sono piuttosto riservata, ma credo che riflettere su certi argomenti sia positivo, uno scambio di idee e di vissuti che, in caso non avessi mai scritto questo post, mi sarebbero stati preclusi per sempre. Sgorbio è diventato un giovanotto, forte di tutti i suoi sei anni di età. Credo che mi somigli molto (dentro, oltre che fuori): la stessa emotività, la stessa esuberanza. Colgo i suoi turbamenti un attimo prima che lo faccia lui stesso, perché sono gli stessi che hanno animato anche la mia infanzia e, dunque, mi sono detta che, se davvero ha maternizzato, allora necessita dell'onestà, anche se non sempre rosea. Ebbene sì, ha molta paura di perdere i suoi affetti ed esterna questo timore in molti modi. Non sempre li ho colti subito, devo ammetterlo, ma quando è accaduto ho sentito su di me una grossa responsabilità, che è quella di accompagnare i miei figli nella loro crescita.
      Ti immagino, sai, piccina e con gli occhi pieni di malinconia. I bambini sono come spugne: assorbono ciò che li circonda con avidità e non sempre questo è bene. Nonostante la dura vita familiare (o forse proprio per questo), sei venuta fuori uno splendore: più sensibile ed attenta, silenziosa e riflessiva.
      Forse sarebbe stato più corretto che ti fosse riservata la verità, ma a volte gli adulti si sentono inadeguati al ruolo di genitori e commettono errori clamorosi. Ma anche questo può avere la sua utilità.
      Grazie per aver condiviso con me un altro pezzetto di te *.*

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